Gestione e controllo
27 Maggio 2011 • di Katia Giusepponi
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In questi scritti ci focalizziamo sui profili di valutazioni e controlli realmente funzionali ad un percorso di miglioramento aziendale. Si tratta di fattori che, sebbene elementari, vengono troppo spesso trascurati a livello applicativo.
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2.1. Premessa
2.2. Distinzione tra valutazione e controllo
2.3. I confronti come categorie di apprendimento
2.4. Necessità di un collegamento virtuoso tra programmazione, valutazione e controllo
Nella prima parte di questo lavoro – dedicata alla valutazione per il controllo – abbiamo trattato in generale di una valutazione strumentale all’attività di controllo, frutto di chiara contestualizzazione relativamente a: funzioni (perché); oggetti (cosa); attori (chi); strumenti e processi (come); riferimenti temporali (quando) e riferimenti spaziali (dove). Cercando di dare continuità alla riflessione avviata, ci focalizziamo qui:
La valutazione è strumentale all’assunzione di decisioni da parte di un soggetto intorno ad un determinato oggetto, inteso come attività, gestione, performance, organizzazione, relazione e così via. Si focalizza sull’oggetto per apprezzarlo, assegnando un valore agli elementi che risultano rilevanti nella prospettiva di specifici stakeholder (nota)
.
Il controllo si estende, invece, al momento di concreto utilizzo della valutazione, da parte dei portatori d’interessi, per decisioni che possono riguardare:
Per i fornitori conoscere i tempi di pagamento è certamente molto importante nella selezione dei clienti.
Poter confrontare il clima organizzativo di diverse strutture è utile ai dipendenti per decidere eventuali richieste di mobilità e trasferimento.
E così, è possibile continuare, riferendosi a possibili altre categorie di stakeholder, fermo restando che ciascun individuo può assumere diversi ruoli, ad esempio: fornitore e utente oppure amministratore e utente. Può quindi utilizzare diverse valutazioni per controllare diverse sfere di rapporto con l’organizzazione.
Come già indicato, la valutazione non necessariamente è compiuta dal portatore d’interessi – il quale può aver necessità di avvalersi di esperti – viceversa il controllo, come atto volitivo di indirizzo delle proprie decisioni, è attività propria e autonoma dello stakeholder (nota)
.
Per sistemi di controllo gestionale intendiamo sistemi di governo razionale, fondati sulla logica dell’organizzazione di attività future e del confronto per l’apprendimento e il miglioramento continui.
Comprendono elementi informativi, basati sull’analisi comparativa di grandezze segnaletiche di performance, ed elementi organizzativi, basati sull’articolazione delle responsabilità e sulla motivazione delle persone all’auto-valutazione e al miglioramento.
Il controllo rappresenta pertanto il momento di concreto utilizzo della valutazione, con la volontà fattiva di migliorare l’oggetto analizzato (nota)
.
Si tenga presente che i trend e i confronti spaziali sono importanti nel momento valutativo per apprezzare i risultati raggiunti, tuttavia il controllo richiede inevitabilmente il confronto dei risultati con un sistema di obiettivi. I trend e i confronti spaziali autonomamente non consentono apprendimento per la decisione razionale, perché sono avulsi dalla funzione di guida e di analisi che caratterizza la programmazione. La scelta – la selezione tra le alternative possibili, della migliore per il soggetto – richiede inevitabilmente la conoscenza di un sistema di obiettivi (nota)
.
Carenze nella programmazione da parte dei soggetti interessati impediscono valutazioni significative e pertanto l’esercizio corretto del controllo.
Ogni sforzo d’analisi, per quanto avanzato, risulta vuoto al di fuori di un contesto strategico e programmatorio.
D’altra parte, è chiaramente in contrasto con qualsiasi logica di razionalizzazione pure una programmazione alla quale non segua un adeguato processo di valutazione e controllo, funzionale alla comprensione di criticità e punti di forza.
In un’organizzazione realmente spinta verso il miglioramento:
Si tratta di affermazioni elementari, logiche, alle quali, tuttavia, va dedicata la necessaria considerazione.
Troppo spesso, infatti, vengono contraddette nella prassi, perché la fretta applicativa prende il sopravvento sulla riflessione, portando a compiere errori di contestualizzazione.
In sintesi, programmazione, valutazione e controllo si sostengono e motivano vicendevolmente.
Alla luce degli obiettivi prefissati, possiamo apprezzare risultati, punti di forza, elementi di debolezza, maturando conoscenza per indirizzare la nuova programmazione, per governare il miglioramento.
La valutazione è del tutto inutile quando è avulsa da un percorso di programmazione e controllo.
Proprio in tale “non appartenenza” possiamo individuare, in ultima analisi, l’origine di tanti equivoci su funzioni, fruitori ed altri elementi di processi valutativi che – per quanto rigorosi nel riferimento a fatti e dati – conducono a conflitti, disagi, confusioni e non ad apprendimento per una nuova, fondata e migliorativa programmazione.
DOI 10.4439/gc5
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