Responsabilità sociale e compliance
25 Maggio 2011 • di Roberto Rocchegiani
Il D.Lgs. 81/08 impone precisi obblighi in merito all’analisi e alla rendicontazione dei dati relativi alla sicurezza, alla base delle nostre valutazioni dei rischi. Per verificare qualsiasi andamento occorre prendere in considerazione i dati storici e verificare l’andamento delle nostre performance, che possono essere l’indicatore della giusta efficacia delle azioni correttive e di miglioramento. Nell’articolo evidenziamo come un coerente sistema di reportistica può rappresentare un grande aiuto al servizio SPP.
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Abbiamo degli obblighi sanciti dal nostro Dlgs 81/08 in merito all’analisi ed alla rendicontazione dei dati relativi alla sicurezza. Queste analisi sono alla base delle nostre valutazioni dei rischi.
Per verificare qualsiasi andamento occorre prendere in considerazione dei dati storici e verificare l’andamento delle nostre performance.
Queste performance possono essere l’indicatore della giusta efficacia delle nostre azioni correttive e di miglioramento.
Infatti la componente fondamentale della nostra valutazione dei rischi è proprio il programma di miglioramento, atto a ridurre i livelli di rischio riscontrati.
Il tutto poi si materializza in una diminuzione degli incidenti, degli infortuni e delle malattie professionali.
Questa reportistica, se ben costruita e correttamente presentata, ad esempio nell’occasione di incontro più importante per il servizio di prevenzione e protezione, la riunione ai sensi dell’art. 35 – Dlgs 81/08 –può dare evidenza oggettiva dell’azione del servizio SPP
Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 integrato con:
Estratto (con sanzioni):
2. Nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei partecipanti: 3. Nel corso della riunione possono essere individuati: 4. La riunione ha altresì luogo in occasione di eventuali significative variazioni delle condizioni di esposizione al rischio, compresa la programmazione e l’introduzione di nuove tecnologie che hanno riflessi sulla sicurezza e salute dei lavoratori. Nelle ipotesi di cui al presente articolo, nelle unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori, è facoltà del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza chiedere la convocazione di un’apposita riunione. 5. Della riunione deve essere redatto un verbale che è a disposizione dei partecipanti per la sua consultazione. |
L’occasione può essere unica (in un anno) è fondamentale, quindi, giocare nel migliore dei modi le nostre carte.
Vanno presentati pochi numeri, pochi grafici, con i contenuti giusti sia dal punto di vista della prevenzione sia dal punto di vista della valorizzazione dell’azione del servizio di prevenzione e protezione.
Se un servizio di prevenzione e protezione opera nella giusta direzione nel rispetto della normativa vigente, non può non avere risultati di miglioramento qualunque siano le condizioni endogene ed esogene.
Chiaramente dette condizioni devono essere sempre descritte, e i dati presentati devono essere sempre contestualizzati.
Ad esempio, se ci troviamo alla presenza di una ripresa produttiva con una doppia cifra percentuale, sappiamo che più repentina sarà l’impennata della curva di ore impiegate, maggiore sarà la necessità di formazione- informazione per evitare un esponenziale aumento degli infortuni.
Se, al contrario, ci troviamo alla presenza di una forte diminuzione dei volumi produttivi, dovremmo monitorare maggiormente il profilo psicologico dei lavoratori per evitare situazioni d’infortunio di riparo a situazioni di cassa integrazione, analizzando e indagando con cura su qualsiasi near-miss e soprattutto qualsiasi infortunio anche lieve.
Se tali situazioni si ripetono (forti incrementi produttivi seguiti da forti decrementi) è opportuno porre in correlazioni tali curve nei differenti periodi per verificare se esiste un gap di miglioramento.
Gli indicatori più importanti sono naturalmente:
Ma nutrono molto interesse anche i dati numerici assoluti come il numero d’infortuni nel tempo e la loro relativa gravità. Si tratta di destagionalizzare i dati, portando i giorni di assenza per mancato infortunio, all’epoca dell’accadimento, in modo da verificare la genesi temporale dell’evento.
Se registriamo nel 2010 un infortunio per il quale l’assenza si protrarrà fino al 2011 (settembre 2010 - giugno 2011), nella normale contabilizzazione degli indici avremo:
Tavola 1 – Giorni infortunio
Se vogliamo riportare graficamente la gravità di questo infortunio nel 2010 per poterlo poi confrontare con gli altri accaduti nei periodi precedenti o successivi, avremo nel mese di settembre 2010 un infortunio con 303 giorni di assenza. Si veda la Tav.2.
Tavola 2 – Gravità infortunio
Come vedete l’effetto è completamente diverso.
Ora con la stessa logica verifichiamo la parte economica di questo infortunio.
Per darne una grandezza economica potremmo fare diversi calcoli, ad esempio considerare il costo residuo non coperto dall’INAIL, a questo aggiungere il possibile incremento di tasso INAIL (bonus-malus), a questo aggiungere la manodopera incrementata per sopperire all’assenza dell’infortunato o le ore di straordinario a carico dei colleghi ecc.
Per semplicità adotteremo la logica di considerare il costo dell’assenza con la semplice sostituzione di una nuova risorsa avente lo stesso costo. Se il nostro lavoratore ha un costo di 85 euro al giorno sulla base dell’anno civile (costo annuo/365) sarà sufficiente moltiplicare questo dato per i giorni di assenza (senza approfondire sui festivi); avremo, quindi, che il costo della sua sostituzione dovuta all’infortunio è stata di 85 € x 303 gg = 25.755 euro.
Se operiamo così con i nostri infortuni, potremmo mostrare un rendiconto molto interessante e immediato.
Tavola 3 – Costi orari per assenza dovuta a infortuni
Seguendo poi l’andamento in termini di frequenza (numero infortuni) e gravità degli stessi (giorni di assenza rapportati al periodo) potremmo ricavare dei grafici molto interessanti.
Tavola 4 – Numero infortuni e giorni d’inabilità del lavoratore
In questo grafico abbiamo messo a raffronto i giorni di assenza per infortunio e il numero degli infortuni; i dati sono stati poi rappresentati graficamente da due curve polinomiali a 5 livelli. Con questa curva possiamo notare il decremento della gravità e il dettaglio dell’incremento della frequenza.
In questo caso le azioni correttive potrebbero essere evidenziate, a livello temporale, nel grafico per illustrarne l’efficacia.
Queste azioni potrebbero essere semplicemente conoscitive, per istaurare un rapporto di reciproca fiducia con l’infortunato. Oppure operative, come la modifica di procedure di lavoro, una modifica dei DUVRI, l’inserimento di DPI più efficaci, l’inserimento di sanzioni per chi non utilizza i DPI ecc.
Riportiamo di seguito un esempio di commento dello stesso grafico sopraccitato, indicando l’inizio di nuove fasi del nostro sistema di prevenzione e protezione, mostrandone l’efficacia.
Tavola 5 – Numero infortuni e giorni d’inabilità del lavoratore
Nell’analisi degli infortuni è poi utile far comprendere il rapporto che esiste tra quantità di lavoro svolta (n. di ore dirette) e gli indici di frequenza e gravità dei nostri infortuni.
Come già affermato, le curve d’intensità infortunistica tendono a seguire quelle dell’incremento e a volte repentino decremento delle attività produttive.
Nei grafici storici che mettono in raffronto nel dopoguerra gli infortuni con l’andamento del PIL questo effetto è ancor più evidente.
Quindi, quando ascoltiamo i dati dell’INAIL sull’andamento positivo del numero degli infortuni, teniamo sempre presente la contestualizzazione con l’andamento del PIL. Specialmente in relazione agli ultimi anni, dove oltre alla diminuzione del PIL soprattutto con l’aumento del lavoro nero, i dati non sono sicuramente verificabili.
In questi grafici, dovendo raffrontare dei dati comunicati dall’ufficio del personale, relativi all’assenza nel mese, non avremo la possibilità di destagionalizzarli e riportarli al mese di competenza, quindi gli effetti della gravità saranno sempre spostati in avanti rispetto alla data di effettuazione dell’infortunio.
Questi grafici servono comunque per aprire discussioni e per portare il tema della sicurezza su più tavoli: la cultura è anche questo, cambiare il fronte di appoggio al tema, anche se si tratta di reinterpretare e ridisegnare i dati, affrontare qualsiasi critica e proposta in maniera positiva.
Tavola 6 – Indici infortunistici di frequenza e gravità e ore dirette di lavoro
Se poi il livello si eleva, e questo sarà stato merito vostro, possiamo andare più nel dettaglio e verificare le cause degli infortuni. I grafici che seguono effettuano delle analisi più approfondite, per intervenire chirurgicamente sui problemi. Con formazione mirata, con DPI sempre più sofisticati, con segnaletica personalizzata, con analisi infortunio dopo infortunio, sempre più mirate perché forti della casistica registrata e rappresentabile.
Quando verifichiamo che i lavoratori si feriscono maggiormente agli occhi, pur avendo a disposizione dei DPI, è chiaro che nel nostro sistema di prevenzione c’è una falla. Questa può essere determinata da un mancato controllo dei preposti, oppure da una scarsa qualità del DPI, oppure alla necessità di un ricambio più frequente degli stessi … I motivi possono essere diversi, e solo con il dialogo con i lavoratori potremmo calibrare sempre più la nostra valutazione dei rischi alla realtà vissuta dai nostri lavoratori, intervenendo per gradi attenuando i rischi fino a eliminarli.
Tavola 7 – Analisi incidenti e infortuni: parti lese per gravità
Tavola 8 – Analisi incidenti e infortuni: pericolo per gravità
Tavola 9 – Analisi incidenti e infortuni: mansione per gravità
DOI 10.4439/rsc11
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