Impresa globale
• di GIANLUCA SANTONI
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La struttura portante del tessuto economico italiano sono le PMI: questo è vero nel settore produttivo, commerciale o dei servizi. È stato vero in passato, lo è oggi e lo sarà in futuro. Rappresenta un dato di fatto che va al di là delle scuole di pensiero economiche che si sono avvicendate o delle opinioni personali.
Un altro elemento caratterizzante del sistema italiano delle imprese è l’organizzazione aziendale, che in presenza di fatturati consistenti o di un’elevata complessità aziendale utilizza competenze e risorse manageriali.
Nel caso delle piccole e medie imprese, il titolare dell’azienda preferisce il fai da te, sia per evitare il costo da sostenere, sia per evitare di delegare una parte del potere decisionale.
In realtà il costo a volte è un falso problema e può essere superato in questo modo:
· Utilizzare un consulente aziendale che interviene in azienda su una o più problematiche specifiche
· Utilizzare un Temporary Manager che interviene in azienda in maniera sistematica e più duratura
Nel primo caso, individuata la problematica il consulente aziendale raccoglierà le informazioni interagendo con la proprietà e con il personale dell’azienda per poi proporre una soluzione. In caso di accordo opererà in azienda fino al raggiungimento del risultato previsto. A quel punto se l’imprenditore lo riterrà opportuno il rapporto consulenziale proseguirà.
Scegliendo invece un Temporary Manager, questo sarà a tutti gli effetti un membro della squadra aziendale ed avrà la possibilità, in accordo con la proprietà, di velocizzare il processo di cambiamento e di proporre soluzioni alle problematiche individuate.
Va precisato che se il principale ostacolo ad inserire nella propria squadra un Temporary Manager è il costo, si può pensare ad un part time verticale in cui il manager è presente in azienda solo alcuni giorni la settimana.
Tornando ai due interventi schematizzo quelle che, a mio avviso, sono le differenze principali:
· Il Temporary Manager interviene più velocemente ed in maniera più profonda rispetto ad un consulente perché fa parte dell’organizzazione dell’azienda
Infatti, l’intervento di un consulente, seppur circoscritto, produce un immediato effetto positivo che tuttavia non dura a lungo in quanto l’azienda ritorna velocemente alle modalità precedenti all’intervento. Mi spiego con un esempio: un mazzo di fiori per quanto bello possa essere se lo mettete in un vaso non metterà le radici e dopo un po’ appassirà. Invece una pianta da fiore se la trasferite, invasandola in un vaso più grande e le date il tempo necessario e l’acqua, essa crescerà, fiorirà e fortificherà le sue radici.
L’intervento di un consulente è quindi positivo, ma quello di un Temporary Manager è come minimo doppiamente positivo.
Veniamo adesso a due casi concreti di intervento nell’ambito del controllo di gestione:
· Caso1: Consulente in un’azienda di servizi
· Caso2: Temporary Manager in un’azienda produttiva del settore chimico.
Nel primo caso, l’obiettivo era tenere sotto controllo i principali dati aziendali predisponendo un sistema di conti economici trimestrali ed il relativo budget. In precedenza, l’azienda non controllava sistematicamente i suoi dati, ma ne prendeva visione in sede di approvazione del bilancio.
In sostanza nella primavera dell’anno A. capiva che cosa era successo nell’anno A-1: questo va bene da un punto di vista fiscale e formale, ma non aiuta certo l’operatività aziendale.
Invece analizzare la situazione economica trimestralmente permette di capire cosa è accaduto nel trimestre e di intervenire tempestivamente nei mesi successivi specie se si è in ritardo rispetto al budget.
Nel caso considerato i primi benefici si sono rilevati dopo un anno, ma per continuare il trend è stato necessario continuare l’intervento consulenziale per evitare di tornare alla situazione di partenza.
Nel secondo caso si trattava di passare da un sistema di conti economici trimestrali ad uno mensile, ma anche di verificare l’adeguatezza del modello di business in alcune aree geografiche e di adeguarne la strategia aziendale.
La portata dell’intervento era tale che necessitava di competenze manageriali trasversali per abbattere i rischi e massimizzare i benefici, per cui il Temporary Manager era la soluzione ideale come organizzazione e come arco temporale.
Molteplici sono stati i vantaggi emersi durante l’intervento:
· miglioramento degli indicatori economici
· modifica del modello di business in alcune aree geografiche a causa dell’inadeguatezza del modello esistente
· interventi mirati per ridurre la complessità aziendale
· importanti scelte strategiche effettuate che altrimenti sarebbero state prese in tempi decisamente più lunghi
· rifocalizzazione sul core business
· comportamenti dei responsabili aziendali più in linea con la strategia aziendale.
La scelta di dotarsi un Temporary Manager si è dimostrata quindi vincente sotto ogni punto di vista.
Non a caso il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) ha introdotto dei contributi e dei finanziamenti agevolati per favorire l’inserimento nelle PMI di alcune figure di Temporary Manager. Ad esempio, il voucher introdotto nel 2019 per l’Innovation Manager che è stato assegnato a 1.831 PMI e rete d’impresa ad esaurimento del plafond previsto contro le 3.615 domande fatte o i finanziamenti agevolati per l’inserimento in azienda di Temporary Export Manager per realizzare progetti di internazionalizzazione.
Sicuramente nel momento storico che stiamo vivendo avere un Temporary Manager che affianchi l’imprenditore nelle tante PMI che devono decidere rapidamente a fronte di un ambiente esterno instabile e poco prevedibile fa la differenza rispetto a non averlo.
“Le modifiche ed i risultati positivi permangono anche quando l’intervento del Temporary è terminato perché hanno interessato un livello di profondità maggiore dove il nuovo modo di operare si è radicato”
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