Management e marketing
23 Giugno 2014 • di Carlo Pietrosanti
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L’Interporto delle Marche e l’Aeroporto delle Marche costituiscono le due più importanti infrastrutture logistiche al servizio della Regione Marche e la loro denominazione lo mette bene in evidenza. Insieme al Porto di Ancona queste due realtà costituiscono quella che viene definita la “Piattaforma Logistica delle Marche”.
Fino ad oggi però l’Aeroporto delle Marche ha svolto un ruolo marginale avendo per anni orientato la sua visione strategica sullo sviluppo del traffico passeggeri. Il nuovo piano industriale redatto dal nuovo management di Aerdorica (la società di gestione dell’aeroporto) vede una inversione di tendenza rispetto al passato inserendo la attività cargo nelle linee strategiche degli anni a venire.
Le dinamiche del trasporto aereo a livello mondiale e la situazione nell’area adriatica
Molti sono gli studi fatti sull’argomento; tutti concordi nel prevedere un grande sviluppo di questa modalità di trasporto che vedrebbe triplicata la sua consistenza nei prossimi due decenni nei quali gli aeroporti di tutto il mondo si trasformeranno in importanti centri di logistica integrata terra-aria.
L’Aeroporto delle Marche grazie alla sua adiacenza con Interporto delle Marche può aprirsi al traffico cargo ed offrire servizi di logistica per le merci che viaggiano per via aerea. Servizi che difficilmente potrebbero essere sviluppati in autonomia dall’aeroporto in quanto il suo sistema viario interno mal si addice al traffico pesante che dovrebbe essere regolamentato in termini di orario per evitare il congestionamento dell’area antistante le aerostazioni passeggeri e l’accesso ai parcheggi.
Gli aeroporti del medio e basso adriatico (Rimini, Pescara, Perugia, Bari e Brindisi) continuano ad essere condizionati della mancanza di infrastrutture logistiche idonee e, escludendo l’aeroporto di Bari, da un operativo voli basato su aerei le dimensioni dei quali mal si conformano al trasporto delle merci. La gran parte delle merci che oggi vengono movimentate da questi aeroporti è dovuta principalmente alla attività commerciale ed all’organizzazione in completa autonomia dei maggiori courier (DHL, FedEx. UPS, ecc…).
Le debolezze degli altri aeroporti “confinanti” rappresentano pertanto delle opportunità interessanti perché dalla cooperazione di aeroporto ed interporto si rafforza il ruolo della “Piattaforma Logistica delle Marche” che diverrebbe un importante punto di riferimento dell’intermodalità nell’area adriatica anche per le merci aeree.
È facile intuire come la posizione geografica delle due strutture potrà risultare vincente.
La collaborazione tra aeroporto ed interporto costituisce un valore ancora inespresso
Le imprese del medio e basso Adriatico rappresentano un importante bacino di riferimento in quanto fanno viaggiare ogni anno circa 73.000 tonnellate di merci aeree sulle rotte intercontinentali utilizzando i grandi aeroporti italiani e UE, data la assenza di servizi di logistica aerea e di offerta di voli cargo in questa vasta area.
La ridottissima distanza inoltre che intercorre tra l’aeroporto e l’interporto, quest’ultimo connesso con la rete ferroviaria ed entrambi collocati nel crocevia nord-sud (A14) ed est-ovest (SS76), possono costituire, se uniformati dalla stessa visione strategica, un nodo logistico che non trova confronti significativi in Italia.
L’aeroporto e l’interporto “uniti” possono pertanto avere un vantaggio competitivo in grado di creare valore per il territorio, e quanto più saranno “uniti” tanto più valore potranno determinare.
L’interporto e l’aeroporto oggi
L’Interporto delle Marche costituisce una piattaforma di logistica integrata “ferro-gomma”. La presenza della rete ferroviaria all’interno consente infatti questo tipo di intermodalità. L’Aeroporto delle Marche costituisce, escludendo il traffico passeggeri, un sistema intermodale “gomma-aria” dovuto alla presenza dei maggiori corrieri espressi che operano sull’aeroporto e di un attività cargo prevista nel nuovo piano industriale di Aerdorica, società di gestione dello scalo.
La presenza della modalità “gomma” in entrambe le strutture lascia supporre il rischio di una ridondanza di attività e di competenze, ma anche una buona opportunità di contenimento di costi di gestione e di investimenti. Avere inoltre la Regione Marche quale azionista di riferimento comune, dovrebbe agevolare la loro convergenza di visioni.
Lo spostamento delle merci dall’interporto all’aeroporto, e viceversa, potrebbe passare attraverso il “corridoio doganale” già attivo ed attraverso un nuovo varco di accesso all’area aeroportuale da realizzare in una posizione più consona.
Aerdorica ed Interporto delle Marche uniti nella stessa ragione sociale
Questo modello è in grado di creare valore perchè consente all’aeroporto di disporre di una “cargo city” che costituirebbe un vero lusso per un aeroporto regionale che supera di poco i 500.000 passeggeri l’anno. Un modello inoltre che riduce l’ammontare degli investimenti, garantisce il contenimento dei costi di gestione ed ottimizza la manodopera. Un modello che potrà anche attrarre l’attenzione degli investitori nazionali ed esteri proponendo un volume di affari più consistente prodotto da un unico soggetto societario.
Una ragione sociale nuova, una NEWCO (il cambio di denominazione è necessario), che nasce dalla fusione di Aerdorica e dallo spin off delle attività commerciali e di handling dell’Interporto. Quest’ultimo rimarrebbe quale società pubblica con una missione infrastrutturale, di rappresentanza nei progetti internazionali, di regolamentazione e di controllo nell’area di pertinenza. Si verrebbe a realizzare un ruolo paritetico a quello che svolge l’ENAC sull’aeroporto con una perfetta simmetria nella catena di comando e controllo.
La NEWCO verrebbe a risolvere un problema di conflittualità che inevitabilmente nascerebbe se si pensasse ad una semplice sinergia funzionale tra le due strutture.
Una modello basato soltanto sulla sinergia funzionale rischia infatti di non risultare efficiente perché costituisce le condizioni sulle quali si verrebbero a generare ridondanze negli investimenti, negli organici e nelle attività determinando così una consistente ricaduta sui costi di gestione.
Gli investimenti infrastrutturali e le attività di handling, avrebbero infatti una duplice possibilità di collocazione nei due siti. Le merci arrivano, o vanno a destinazione, via gomma perché “l’ultimo miglio” di qualsiasi modalità è solo su gomma e questa condizione lascerebbe ritenere più idonea la collocazione delle infrastrutture di stoccaggio e le attività operative nel sito dell’interporto. Tuttavia la predisposizione degli imballaggi sui pallet da stiva, ULD (Unit Load Device), ed il carico e scarico delle stive degli aeromobili è compito del personale specializzato e certificato che è in organico preso Aerdorica.
Questa situazione trova la risposta proprio dalla costituzione della NEWCO che potrà realizzare le infrastrutture nella propria sede all’interno dell’area dell’Interporto dove l’assenza dei vincoli e delle certificazioni previste per le infrastrutture aeroportuali rendono gli investimenti più economici e più celeri nella loro realizzazione. Analogamente NEWCO potrà avvalersi di una forza lavoro che non è soggetta ai vincoli di appartenenza all’una o all’altra società.
Per quanto attiene alle attività operative di stoccaggio, di predisposizione delle ULD, e le relative operazioni documentali e doganali possono essere svolte sempre nel sito dell’interporto dal quale le merci potranno essere trasportate sotto bordo per le operazioni di carico sull’aeromobile. Naturalmente questo processo ha la sua corrispondenza verso le merci in arrivo.
Molti ancora verrebbero ad essere i punti di forza della fusione societaria:
Un modello in grado di proporre una intermodalità gomma-ferro-aria e di fornire una risposta univoca a tutte le esigenze di mobilità dell’area del medio e basso adriatico sia di persone sia di merci.
Un modello in grado di mantenere nella regione una quota del PIL prodotto dalle imprese locali; quota che oggi viene ceduta alle grandi infrastrutture ed alle grandi società di servizi logistici fuori dal territorio indicato e fuori dall’Italia.
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