Cultura aziendale
e tecniche di gestione

Login utenti

Password dimenticata?

Management e marketing

Marketing strategico

11 Maggio 2011 • di Manolo Bimbo

L'artigiano del nuovo millennio

effettua il login per scaricare il pdf

mi piace

Commenta (0 presenti)

 

In un mondo pieno d’incertezze ben s’intuisce come la parola artigiano, inteso come concentrato di arti e mestieri, di chi crea e modella prodotti e organizzazioni di dimensioni rapportate al territorio ove opera, possa sostituirsi tutt’altro che in maniera pleonastica alla parola manager: termine che qualifica chi gestisce gruppi di persone e strutture aziendali più o meno complesse.

Negli ultimi decenni la maggior parte delle imprese di servizio e di prodotto ha puntato sulla standardizzazione spinta di processo e prodotto; BMW con la sua MINI ha lanciato sul mercato un’auto “tailor made” nei colori e nelle finiture per accattivarsi la fascia di clientela giovanile. La casa automobilistica anche se non avulsa dalle logiche di standardizzazione industriale della sua componentistica con la quale è costruita la vettura, ha tentato di interpretare correttamente le esigenze di un gruppo di consumatori, e il mercato l’ha premiata.
Se dobbiamo seguire questa logica, va rilevato che le aziende italiane sempre più nel corso degli ultimi anni, per cercare di combattere la crisi dei consumi europei, hanno introdotto con sacrificio i loro prodotti nei paesi emergenti extra CE, proponendo modelli di vita, prodotti e servizi rivolti comunque a un’elite e a una cerchia di consumatori troppo ristretti rispetto alle nuove masse di possibili consumatori e fruitori provenienti dalle economie in crescita.
Le stesse multinazionali come MCDONALDS’ hanno dovuto adeguare i loro menù ai gusti locali per soddisfare la domanda regionale delle varie comunità. Potrei citare decine di esempi di aziende che con piccoli accorgimenti hanno adeguato le proprie gamme di prodotti ai gusti e alle tradizioni dei mercati obiettivo.

L’artigiano in chiave odierna è quella figura capace di gestire il team di lavoro dedicandosi con sapienza e diligenza su ciò che la sua impresa vuole realizzare e comunicare ai suoi clienti, raggiungendo gli standard preposti; in questa lettura l’esperienza professionale e di settore diventa importante al pari della corretta lettura dei fenomeni sociali e culturali attorno a noi e nelle diverse aree del mondo.
Durante i miei viaggi all’estero, ho potuto cogliere comunque il linguaggio comune di internet, e dei nuovi sistemi di comunicazione, in maniera davvero sorprendente e più o meno uniforme nelle diverse aree del mondo: dal paese poverissimo a quello con un reddito pro capite alto; questo certo ha indotto molte organizzazioni a pensare che fosse sufficiente avere un linguaggio di comunicazione comune per reperire liste di potenziali clienti convincendo in maniera più agevole chi vive dall’altra parte del globo della bontà delle nostre proposte. D’altro canto non si può negare come la moderna logistica e comunicazione siano stati entrambe elementi fondamentali della rapida crescita delle aziende e gruppi a grande capitalizzazione di risorse finanziarie e umane. Ma adesso dopo quasi tre anni di distanza dal famoso settembre 2008, viene spontaneo pensare come tutti più o meno siamo d’accordo nell’accettare l’idea della distruzione dei modelli comunicativi e di marketing precedenti intesi come proposta di standard di vita e prodotti globali.
Si può intravedere in questo una grande carica innovativa, ogni comunità vuole proporre il suo modello sociale e le proprie logiche organizzative e culturali che si discostano da un’area all’altra, non tanto nel prodotto, infatti, lo stesso caffè può essere bevuto a Hong Kong come a Roma, ma nella fruizione dei prodotti e servizi proposti dalle nostre aziende. Ritornando all’esempio del caffè, questo ad esempio nei Paesi Arabi si beve seduti per scambiare opinioni con amici o negoziare con clienti, in Italia i più lo bevono al bar al bancone ed anche di fretta: le aziende italiane che hanno esportato nei paesi del Golfo il modello di layout del nostro bar hanno patito grossi insuccessi commerciali.

Si copia, si modifica, ci si reinventa, e ci si adegua alle condizioni di mercato locale e non globale, chi si rinnova più velocemente è capace di guidare la propria crescita, chi non lo fa probabilmente è fuori dal giuoco.
Ma il bello di questo è rompere schemi e modelli tradizionali, ci s’inventa perfino il mercato cogliendo le nuove esigenze di gruppi importanti di consumatori. Chi meglio dell’artigiano sa fare e interpretare questo? Chi meglio di lui è capace di realizzare un prodotto che possa davvero piacere al suo destinatario? Lavoro, conoscenza profonda e dedizione sono sempre più ingredienti necessari e indispensabili per combattere la finanza creativa, basata fin troppo su modelli di consumo non sempre dimensionati alle esigenze locali: in questo senso credo fortemente che gli italiani possano dire la loro al resto del mondo.
Il facile accesso al credito da parte dell’imprenditore più meritevole è di sicuro elemento premiante di sistemi produttivi vincenti. In Italia, purtroppo, accusiamo forti ritardi rispetto ad altre economie; più volte sento parlare di microcredito come elemento fondamentale di ripresa economica globale anche nei paesi più sviluppati; a mio avviso non credo che sia sufficiente per competere con i paesi emergenti se in maniera veloce e snella il vecchio Continente non crei organizzazioni e strutture aziendali capaci di operare nelle diverse parti del mondo, e per far questo c’è bisogno comunque di liberare sul mercato anche ingenti capitali per promuovere quelle imprese capaci di trainare nei numeri il sistema Italia, non inteso solo come singola nazione, ma come rete e patrimonio dei nostri contatti, interlocutori, imprenditori, commercianti che lavorano e operano ogni giorno nelle più disparate zone del mondo.

Il consiglio alle nostre imprese è di andare velocemente nelle diverse parti del mondo senza paura del confronto, ma armati di capacità intellettive per interpretare correttamente i diversi fenomeni sociali, e per poter allo stesso tempo promuovere il meglio della nostra cultura millenaria. Solo la conoscenza delle diverse situazioni potrà ridurre gli effetti devastanti di crisi economiche come quella tuttora in corso, puntando a mercati veri, e a esigenze vere da soddisfare, per realizzare un progredire economico ponderato e un'effettiva crescita. Con modestia credo proprio che le aziende italiane debbano ripartire dall’Italia, ridefinendo all’atto pratico il paese che vogliamo che sia. Da qui si può e si deve ripartire per continuare ad affascinare il mondo, ma dovremmo comunque muoverci più in fretta.
La Cina sta dimostrando al mondo intero che si possono vincere battaglie e guerre su scala mondiale senza l’uso delle armi e della violenza, ma con la pura strategia. Cari colleghi e artigiani continuiamo a lavorare con passione e con il gusto di realizzare qualcosa di unico e speciale che possa soddisfare anche grandi masse di consumatori e non solo gruppi di elite di questi.

 

 DOI  10.4439/mm8

Commenta (0 presenti)

Visualizza articoli per

Funzione
Settore
Rivista

Ricerca