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Pianificazione e controllo

26 Maggio 2011 • di Katia Giusepponi

La valutazione nei sistemi di programmazione e controllo. Parte 1. La valutazione per il controllo

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In questi scritti ci focalizziamo sui profili di valutazioni e controlli realmente funzionali ad un percorso di miglioramento aziendale. Si tratta di fattori che, sebbene elementari, vengono troppo spesso trascurati a livello applicativo.

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Parte 1. La valutazione per il controllo

Sommario

1.1. Premessa
1.2. Funzioni (Perché)
1.3. Oggetto (Cosa)
1.4. Attori (Chi)
1.5. Strumenti e processi (Come)
1.6. Riferimenti temporali (Quando)
1.7. Riferimenti spaziali (Dove)

  

1.1. Premessa

I sistemi di programmazione e controllo della gestione aziendale rappresentano sistemi di apprendimento e guida per il miglioramento continuo. Sintetizzando profili informativi e organizzativi, sono basati:

  • da un lato, sulla categoria logica del confronto tra obiettivi e risultati e, pertanto, sulla quantificazione dei profili significativi della gestione;
  • dall’altro, sulla motivazione di quanti operano in azienda a partecipare ai processi di valutazione ed apprendimento, prima, ad impiegare quanto appreso in prospettiva evolutiva, per un concreto miglioramento, poi (nota) .

Nella prassi, troppo spesso, si ritiene che il controllo sia concluso, compiuto, nel momento valutativo.
Alla diffusione di questa erronea convinzione corrisponde il frequente sbilanciamento dei sistemi di programmazione e controllo verso l’ambito informativo con evidenti lacune nel senso della pervasività organizzativa del processo.
Ai fini dell’efficacia del sistema, va fermamente tenuto presente che valutazione e controllo non sono categorie coincidenti.
La valutazione rappresenta l’assegnazione di un valore all’oggetto d’analisi, l’espressione di un giudizio su di esso per orientare decisioni. Il controllo deve, invece, essere esteso al concreto utilizzo della valutazione per decisioni che riguardano azioni sull’oggetto considerato (nota) .
Occorre allora chiedersi quali siano i profili di una valutazione che possa essere qualificata come strumentale all’attività di controllo.
Abbiamo più ampiamente evidenziato in altro scritto che il tema della valutazione risulta sempre estremamente complesso e che la realtà tradisce spesso confusioni teoriche e incoerenze applicative (nota) .

Per superarle occorre tenere sempre presenti nella riflessione, declinandoli opportunamente nei casi concreti, i diversi elementi della valutazione:

  • funzioni (perché);
  • oggetti (cosa);
  • attori (chi);
  • strumenti e processi (come);
  • riferimenti temporali (quando);
  • riferimenti spaziali (dove).

 

 


1.2. Funzioni (Perché)

Generale funzione della valutazione è quella di orientare scelte maggiormente aderenti ad aspettative, bisogni, obiettivi delle varie parti interessate.
Peraltro, l’assegnazione e la formalizzazione di un giudizio esplicano utilità nella misura in cui informano specifici soggetti interessati, rendendoli maggiormente consapevoli nel compiere le loro scelte, ponendo le basi per decisioni “migliori”.
Funzioni specifiche sono pertanto qualificabili con riferimento ad esigenze conoscitive peculiari di determinati interlocutori.

 


1.3. Oggetti (Cosa)

È evidente che, essendo diversa la relazione che li lega all’oggetto d’analisi, gli interlocutori focalizzano la loro attenzione su elementi non necessariamente coincidenti.
Qualificare i gruppi fruitori della valutazione significa anche orientare la scelta dei profili da osservare.
Nella selezione degli aspetti emblematici dell’oggetto d’analisi e delle grandezze che meglio li rappresentano, ciascun gruppo d’interesse può rispondere efficacemente alle esigenze conoscitive soltanto ricorrendo ad opportune competenze tecniche, proprie o altrui.
Va considerato che, per poter apprezzare compiutamente il risultato, è fondamentale collegare i profili che lo riguardano ad informazioni sul processo, cioè valutare il flusso di decisioni e azioni oltre che il loro esito finale. Questo consente di meglio comprendere le cause di criticità da superare, i fattori di forza da sviluppare.
Le informazioni sul processo non possono però essere considerate sostitutive di quelle sui risultati, in altri termini non sono assolutamente sufficienti per la formazione di un giudizio compiuto, ma assumono significato soltanto nella relazione con i risultati stessi.

 


1.4. Attori (Chi)

Non si deve compiere l’errore d’identificare gruppi fruitori della valutazione e valutatori. Infatti, normalmente accade che i primi non siano in grado di apprezzare alcuni aspetti che pure reputano importanti e sui quali attendono pertanto un giudizio professionale, terzo e attendibile.
Chi debba provvedere ad esprimere un giudizio non è problematica di poco conto. Non è arduo condividere che il valutatore debba possedere conoscenze ed esperienze che gli consentono: l’apprezzamento di elementi oggettivi; l’interpretazione di elementi discrezionali; in sintesi, l’espressione di un giudizio attendibile, di valido riferimento sull’oggetto di analisi.
Si trascura spesso che le competenze di tale soggetto dovrebbero fisiologicamente condurlo alla formulazione di suggerimenti per il miglioramento della situazione analizzata.
Tale formulazione è molto importante, non soltanto perché rappresenta un indice di competenza del valutatore e di approfondimento dell’analisi su cui ha fondato il suo giudizio, ma anche perché rende più comprensibile la valutazione, qualificandola in una prospettiva dinamica: nella dimensione della potenzialità, di “ciò che potrebbe essere se”.
Compiere errori grossolani nella scelta del “chi” significa compromettere irrimediabilmente il percorso di valutazione, creando chiusura e rifiuto nei valutati, diffidenza, sfiducia e conseguente vuoto informativo in quanti dovrebbero fruire dei risultati della valutazione.
L’individuazione del valutatore è legata pertanto allo specifico profilo oggetto di attenzione, al “cosa” si debba valutare.

 


1.5. Strumenti e processi (Come)

Il processo valutativo deve:

  • garantire coerenza tra i diversi elementi della valutazione qui considerati;
  • condurre all’erogazione delle informazioni per cui è attivato, cioè strumentali a decisioni di determinati gruppi interlocutori; come abbiamo evidenziato in altra sede, è proprio il grado della strumentalità alla valutazione e alla decisione che determina il valore delle informazioni (nota) .

Per quanto attiene agli strumenti, occorre evidenziare come nell’espressione del giudizio non possa mancare il riferimento ad elementi che – oggettivi o discrezionali, raccolti direttamente da chi è chiamato a valutare oppure da altri – siano sufficienti per sostenerlo.

 


1.6. Riferimenti temporali (Quando)

L’efficacia della valutazione è strettamente legata all’opportuna tempistica della stessa: i dati di riferimento non possono essere così obsoleti da escluderne la ragionevole presa in considerazione per le scelte di oggi.
Inoltre, per consentire attualità e significatività dei riferimenti, rilevazione e valutazione devono essere ripetute in diversi momenti rilevanti se l’oggetto di attenzione è rappresentato da un fenomeno che continua e che si evolve nel tempo.

 


1.7. Riferimenti spaziali (Dove)

La valutazione dell’oggetto di diretta attenzione trova utile opportunità di approfondimento nel confronto con contesti simili.
Come prima evidenziato, non è possibile esprimere un giudizio su di un dato di risultato senza utili parametri di riferimento. In particolare le migliori pratiche sono fondamentali riferimenti per diffondere processi, modi di fare, strumenti più avanzati.

 

DOI  10.4439/gc4

 

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