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Sicurezza sul lavoro

18 Maggio 2011 • di Roberto Rocchegiani

La segnaletica nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08): un modo per diffondere la cultura della sicurezza

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Nel mondo della comunicazione multimediale, e del marketing non convenzionale, occorre reinventare anche la metodologia con la quale si comunica la propria volontà di diffondere la cultura della sicurezza. Creare un effetto virale che possa innescare, anche a livello subliminale, un cambiamento comportamentale, richiede sicuramente uno sforzo maggiore di quello che le norme prevedono.Comunque la nostra linea normativa lascia spazio alla nostra creatività e al nostro voler comunicare qualcosa di diverso ai lavoratori. Di seguito riportiamo un estratto del D.Lgs. 81/08 in termini di segnaletica

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Sommario

  1. Art. 163, D.Lgs. 81/08: la segnaletica di sicurezza
  2. Esempio A. DPI anticaduta su un’impalcatura
  3. Esempio B. Indossare il DPI prima di iniziare a lavorare
  4. Esempio C. Rispetto dei servizi igienici
  5. Esempio D. Consumo di cibo e bevande nelle apposite aree di ristoro

 

 

1. Art. 163, D.Lgs. 81/2008: la segnaletica di sicurezza

 

Il Decreto legislativo 09 aprile 2008 n. 81 integrato con:

  • Legge 7 luglio 2009 n. 88;
  • Decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106.

Estratto:
Articolo 163 - Obblighi del datore di lavoro

  1. Quando, anche a seguito della valutazione effettuata in conformità all’articolo 28, risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente limitati con misure, metodi, ovvero sistemi di organizzazione del lavoro, o con mezzi tecnici di protezione collettiva, il datore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di sicurezza, conformemente alle prescrizioni di cui agli allegati da ALLEGATO XXIV a ALLEGATO XXXII.
  2. Qualora sia necessario fornire mediante la segnaletica di sicurezza indicazioni concernenti situazioni di rischio non considerate negli allegati da XXIV a XXXII, il datore di lavoro, anche con riferimento alle norme di buona tecnica, adotta le misure necessarie, secondo le particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica.

 

Come vedete nel secondo comma dell’art. 163, D.Lgs. 81/08, è lasciato spazio al datore di lavoro di reinterpretare la segnaletica sulla base della sua esperienza.
Conosciamo tutti la cartellonistica classica; riportiamo, comunque di seguito, alcuni esempi:

 


Anche i non addetti ai lavori ricondurranno immediatamente queste figure ai classici cartelloni presenti nei cantieri e nei luoghi di lavoro.
Cartelloni che dopo alcuni mesi, diventano invisibili. Le immagini statiche senza un comunicato diretto ai nostri lavoratori, a poco a poco, perdono la loro efficacia fino ad annullarla.
Il nostro servizio di prevenzione e protezione (spp) deve aiutarci a ricreare quest’attenzione ai nostri segnali. Sulla base delle segnalazioni di mancato rispetto delle norme (es. mancato utilizzo DPI), dei quasi infortuni, dei piccoli incidenti e ancor più degli infortuni, il nostro servizio deve elaborare una strategia di comunicazione sempre nuova e soprattutto personalizzata; i nostri lavoratori devono rimanere incuriositi dal nuovo segnale, leggere il messaggio, perché questo messaggio è indirizzato a loro.
Il messaggio può essere un monito, un incoraggiamento, un avviso e in ultima istanza un obbligo o un divieto, ma più riusciremo a comunicare senza imposizione, più la diffusione dei metodi di prevenzione si avvicinerà a un messaggio culturale piuttosto che al semplice adempimento di una norma.

Per far questo, oltre ad avere la giusta sensibilità e fantasia, è sufficiente dotarsi di una minima attrezzatura, in parte presente in qualsiasi ufficio:

  1. un computer
  2. una stampante a colori
  3. una plastificatrice
  4. dei fogli per plastificatrice
  5. del nastro biadesivo
  6. delle basi di legno o lamierino (magari ricavati dagli scarti delle lavorazioni).

Il risultato ottenuto sarà costituito da cartelli con un vostro stile, con un costo irrisorio rispetto a quelli che potrete trovare in commercio.

 


2. ESEMPIO A: DPI anticaduta su un’impalcatura

Svolgiamo ora un esempio di differente modalità comunicativa con lo stesso segnale.
In caso utilizzo dei DPI anticaduta su un’impalcatura, naturalmente all’ingresso del cantiere metteremo il simbolo, obbligatorio:

 

Ma dalle segnalazioni che ci pervengono, ci sono dei lavoratori che non utilizzano sempre la cintura di sicurezza, altri che la utilizzano ma che non si collegano alla linea di vita, altri che utilizzano degli elmetti sprovvisti di sottogola. Come facciamo a dire tutto questo con il segnale sopraesposto ? Armiamoci di fantasia ed elaboriamo il nostro cartello aggiuntivo. Prendiamo un’immagine da internet, evidenziamo in maniera stilizzata i particolari di cui parlavo, e inseriamo una frase che racchiuda tutto questo; il risultato potrebbe essere:


Magari in basso a destra potrete inserire il vostro logo, o magari il logo della vostra certificazione OHSAS.
Con un semplice segnale abbiamo inserito molti elementi e soprattutto abbiamo racchiuso tutti i particolari (imbrago, linea vita, ancoraggio, sottogola) in un’unica definizione DPI III CATEGORIA, abbiamo lanciato un messaggio e nel contempo abbiamo fornito un’informazione specifica, aumentando le “parole” della sicurezza con un termine nuovo. Questo è fare cultura, cioè aggiungere nuovi vocaboli per meglio definire azioni e oggetti.

 


3. ESEMPIO B: Indossare il DPI prima di iniziare a lavorare

Abbiamo distribuito elmetti, occhiali e guanti, ma ancora non c’è la cultura dell’indossare il DPI prima di iniziare il lavoro; il DPI viene indossato quando il lavoratore percepisce il pericolo, la percezione del pericolo diminuisce con l’esperienza, fino all’estinzione, lasciando il lavoratore senza difese. Dobbiamo certo vigilare, richiamare, sanzionare, ma c’è anche un altro modo per stimolare il lavoratore, toccare la sua sfera emotiva, il suo orgoglio, il suo sentirsi un professionista nel suo lavoro. Tutto questo difficilmente riusciremo a farlo semplicemente esponendo la segnaletica obbligatoria.


Dovremmo aggiungere nei luoghi di ristoro, all’ingresso delle aree lavorative, a fianco delle bacheche aziendali un semplice cartello:

 

I nostri lavoratori sono in parte di origine non italiana, magari abbiamo delle società estere che lavorano per noi o presso di noi. Per cui quest’avviso, anche in lingua Inglese, fa capire la nostra volontà nel comunicare che professionalità e prevenzione vanno a braccetto.

 


4. ESEMPIO C. Rispetto dei servizi igienici

Un termometro sociale è il rispetto dei servizi igienici:

“Mai alla foce di un fiume che sbocca nel mare
o alle sorgenti tu orina, ma guardatene;
e non defecare: ciò non è bene;
né mai dei fiumi immortali l’acque scorrenti
a piedi tu passa prima d’aver pregato rivolto ai bei gorghi
con le mani lavate nell’acqua gradevole e chiara.”
Esiodo
Consigli a Perseo


Siamo nel VII-VIII secolo a.c., eppure ancora oggi i consigli dati a Perseo sono validi anche per i nostri lavoratori.
Se dai rilievi sulle manutenzioni o dalle segnalazioni degli addetti alle pulizie, riscontrate un comportamento “poco educato” nell’utilizzo dei servizi igienici, non avete molte armi a vostro favore. I servizi igienici sono l’unico angolo “non controllabile” dell’azienda; lì il lavoratore si trova spesso nella situazione di sfogare la propria rabbia o dimostrare la propria personalità. E proprio su quest’ultimo punto possiamo far leva, sulla personalità, sull’appartenenza (specialmente se i vostri lavoratori sono di origine extracomunitaria). Dovete comunicare che ve ne siete accorti, ma che confidate nell’orgoglio di appartenere a un popolo, che anche in queste situazioni dimostra il proprio senso civico e la propria cultura.

Al posto del solito cartello di avviso “Siete pregati di lasciare i servizi come li avete trovati” oppure “Chi danneggia i servizi igienici verrà punito” o i classici cartelli ironici “Siete pregati di prendere meglio la mira” (penso che non vi scandalizzerete, ne avrete visti anche di peggiori) ecc.

Il segnale potrebbe essere questo:

 


5. ESEMPIO D. Consumo di cibo e bevande nelle apposite aree di ristoro

Un altro elemento comportamentale che può provocare conseguenze anche inaspettate, è il consumo di cibi e bevande nelle apposite aree di ristoro.
Penso che non vi sia nuova l’immagine dell’impiegato che consuma il panino seduto alla scrivania, o il lavoratore che apparecchia la tavola per il pranzo a fianco di solventi, vernici, e materiale da lavoro.
Questo comportamento, oltre a provocare situazioni di stress, per mancanza di un’adeguata pausa e di un ambiente idoneo per “staccare”, può ritornare come un boomerang nel caso in cui il lavoratore, per qualche infausto motivo, abbia un’intossicazione alimentare o peggio un avvelenamento.
Nella mia seppur breve esperienza ho assistito a incidenti dovuti solo al fatto che dei contenitori alimentari (bottigliette d’acqua) utilizzati per miscelare dei solventi (trasparenti), siano stati poi lasciati incustoditi e con l’etichetta originale, ingeriti poi per errore da un lavoratore, oppure a utilizzi di scaldavivande situati in luoghi soggetti a derattizzazione ecc.
Quindi la questione non è banale e in questo caso la segnaletica non esiste, dobbiamo crearla ad hoc.

 

Per vostra comodità troverete allegato un PDF con i cartelli sopraesposti, pronti da stampare. Ricordiamo che questa segnaletica è comunque da intendersi aggiuntiva rispetto a quella obbligatoria ai sensi del D.Lgs. 81/08.


DOI  10.4439/rsc10

La cartellonistica

In allegato un PDF con i cartelli esposti nell'articolo, pronti da stampare. Ricordiamo che questa segnaletica è comunque da intendersi aggiuntiva rispetto a quella obbligatoria ai sensi del D.Lgs. 81/08.

 

 

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