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Responsabilità sociale e compliance

Sicurezza sul lavoro

01 Maggio 2011 • di Roberto Rocchegiani

La HSC: Health and Safety Culture

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Il manifesto programmatico dei miei contributi per Setupimpresa

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Nelle organizzazioni umane, l’individuo riesce spesso a eludere i principi della Mission, per avventurarsi nelle direzioni a lui più consone, abbandonando quindi i suoi colleghi al loro destino. Aggiungiamo che tutti i sistemi organizzati rischiano di implodere per la teoria del caos.
Di conseguenza, nella certezza o timore che la farfalla batta le sue ali, l’uomo abbandona la via condivisa con i suoi simili, per altri lidi.
A nostro conforto, abbiamo la teoria di W. Edwards Deming, applicata dal 1950 in Giappone, che afferma che un sistema che segua le rigide leve del PDCA (Plan Do Check Act) produce il risultato del miglioramento continuo.
L’Europa riunita nel 2000 a Lisbona, dopo aver contabilizzato l’alto costo di una mancata prevenzione e protezione dei lavoratori, condivide con i paesi della comunità l’obiettivo di ridurre del 25% la percentuale totale degli infortuni sul lavoro.
L’Italia, il 9 aprile del 2008, emana il D.Lgs. n. 81/08, raggruppando in un unico “testo unico della sicurezza” tutte le norme relative alla prevenzione e protezione dei lavoratori, collegandosi al D.Lgs 231/01 per quanto riguarda le modalità con le quali gestire in maniera imprenditoriale e manageriale tutta la materia, tutelando chi accetta la sfida di avventurarsi in uno dei sistemi citati dalla norma, per gestire la “sicurezza”.

  

Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 integrato con:

  • Legge 7 luglio 2009, n. 88;
  • Decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106

Estratto:
SEZIONE II - VALUTAZIONE DEI RISCHI

Articolo 30 - Modelli di organizzazione e di gestione
1. Il modello di organizzazione e di gestione idoneo ad avere efficacia esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, deve essere adottato ed efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale per l’adempimento di tutti gli obblighi giuridici relativi:
a) al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;
b) alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e protezione conseguenti;
c) alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso, gestione degli appalti, riunioni periodiche di sicurezza, consultazioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
d) alle attività di sorveglianza sanitaria;
e) alle attività d’informazione e formazione dei lavoratori;
f) alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori;
g) all’acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di legge;
h) alle periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure adottate.
 

2. Il modello organizzativo e gestionale di cui al comma 1 deve prevedere idonei sistemi di registrazione dell’avvenuta effettuazione delle attività di cui al comma 1.
 

3. Il modello organizzativo deve in ogni caso prevedere, per quanto richiesto dalla natura e dimensioni dell’organizzazione e dal tipo di attività svolta, un’articolazione di funzioni che assicuri le competenze tecniche ei poteri necessari per la verifica, valutazione, gestione e controllo del rischio, nonché un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.
 

4. Il modello organizzativo deve altresì prevedere un idoneo sistema di controllo sull’attuazione del medesimo modello e sul mantenimento nel tempo delle condizioni d’idoneità delle misure adottate. Il riesame e l’eventuale modifica del modello organizzativo devono essere adottati, quando siano scoperte violazioni significative delle norme relative alla prevenzione degli infortuni e all’igiene sul lavoro, ovvero in occasione di mutamenti nell’organizzazione e nell’attività in relazione al progresso scientifico e tecnologico.
 

5. In sede di prima applicazione, i modelli di organizzazione aziendale definiti conformemente alle Linee guida UNI-INAIL per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro (SGSL) del 28 settembre 2001 o al British Standard OHSAS 18001:2007 si presumono conformi ai requisiti di cui al presente articolo per le parti corrispondenti. Agli stessi fini ulteriori modelli di organizzazione e gestione aziendale possono essere indicati dalla Commissione di cui all’articolo 6.

5-bis. La commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro elabora
procedure semplificate per l’adozione e l’efficace attuazione dei modelli di organizzazione e
gestione della sicurezza nelle piccole e medie imprese. Tali procedure sono recepite con decreto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
 

6. L’adozione del modello di organizzazione e di gestione di cui al presente articolo nelle imprese fino a 50 lavoratori rientra tra le attività finanziabili ai sensi dell’articolo 11. 

 

 

Mai come in questo caso un Management ha avuto due armi così micidiali per regolamentare una materia gestionale.
Non esiste in finanza, non esiste nella pianificazione, non esiste nella qualità, non esiste nell’amministrazione, non esiste nel mercato dei valori mobiliari, ecc.
Qualsiasi sistema che un “control manager” voglia inserire per regolamentare e rendere trasparente una materia atta a essere tutelata per l’integrità dell’organizzazione (capitale, quote di mercato, fabbisogno pubblico ecc.) viene prima o poi destabilizzato dal “battito d’ali di una farfalla nell’altro capo del mondo” (teoria del caos).

Le armi “micidiali” sono leggi severe di regolamentazione 231/01 e 81/08 e sistemi di gestione certificabili OHSAS 18001 o definiti dall’ente di tutela UNI INAIL.

Scopriremo insieme, in una serie di approfondimenti, il percorso verso il “miglioramento continuo” in materia di gestione della prevenzione sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Che non significherà arrivare all’obiettivo di Lisbona, ridurre del 25% gli infortuni, che è già una sconfitta, cioè accettare che il restante 75% dei lavoratori (valore numerico sul numero degli infortuni presi a riferimento nell’anno 2000) subisca comunque un evento dannoso per la sua integrità fisica e/o morale, ma piuttosto arrivare al valore “zero” infortuni imputabili a una non corretta gestione della prevenzione.

Il cammino sarà lungo perché rapportato a esperienze sul campo, dove a ogni segnale, a ogni cambiamento endogeno o esogeno, a ogni reazione negativa dei lavoratori, a ogni percorso troppo tortuoso e senza risultati, dovremmo far corrispondere un’azione correttiva, una proposta di miglioramento, un’azione compensativa, rendicontando i successi e gli insuccessi, in un’accontability che tracci un percorso che conduce al miglioramento continuo per il bene dei nostri lavoratori.

 


Di seguito i temi che saranno trattati:

 

• La certificazione OHSAS 18001: leva per il rilancio del Made in Europe
Le motivazioni socio/economiche dell’implementazione di un sistema di gestione nell’attuale situazione congiunturale


La segnaletica nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08): un modo per diffondere la cultura della sicurezza
Qualsiasi messaggio deve avere un destinatario


Infortuni: necessità e importanza della Reportistica nel Servizio di Prevenzione e Protezione
Tutte le tecniche di reporting tornano utili anche quando si parla di sicurezza


La misurazione dello stress da lavoro correlato: un ottimo strumento per la misurazione del clima aziendale
Molte volte in azienda si trattano gli stessi argomenti chiamandoli con nomi diversi, la sinergia della ricerca dei contenuti


• Quando il DPI diventa un gadget
Di fronte a un’ipotetica sconfitta, occorre cambiare angolazione e inquadrare il problema con una luce diversa


• La simulazione di emergenza come prova di Team Building
Qualunque sia l’evento non possiamo trovarci impreparati


• L’accountability della formazione
Il libretto formativo, l’elenco degli autorizzati, la verifica dell’apprendimento, rendono tangibili l’acquisizione delle conoscenze in termini di cultura della sicurezza


• Il “divide et impera” dei controlli – le check list
Delegare e responsabilizzare solo così moltiplicheremo la nostra supervisione


• La pianificazione e il DUVRI
Non esiste prevenzione senza una buona pianificazione


• La valutazione dei rischi, il nostro bilancio preventivo e consuntivo (ma non dimentichiamoci del budget)
Quando le tecniche di contabilità direzionale risultano utili anche per la sicurezza


• La sanzione e il richiamo: un ottimo strumento di feedback
Non possiamo mettere delle regole senza accettare quelle richieste dai nostri lavoratori – restiamo in ascolto


• L’archiviazione: la giurisprudenza del SPP
Non mi ricordo, chi l’ha detto, quando, io non c’ero, non avevo capito, abbiamo fatto sempre così, io non sono il responsabile …… non perdiamoci nell’oblio della memoria, scriviamo


• L’analisi del “near miss”, lo strumento migliore per un’analisi di quello che sarebbe potuto accadere
La piramide degli infortuni ci dice che per ogni 240.000 mancati incidenti si registra un infortunio mortale – non sottovalutiamo questi segnali

 

                                                                                                                 DOI 10/4439/rsc16

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